Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
Si fa presto a dire energia: ogni nostra azione, ogni strumento che utilizziamo per le nostre attività non solo di lavoro, comporta l’impiego di energia, sotto varie forme.
Dopo aver descritto come evolve lo scenario internazionale (vedi qui), è opportuno concentrarci su quanto accade nel nostro Paese: ebbene, secondo i dati forniti dall'Unione Petrolifera, si calcola che in Italia nel 2018 i consumi complessivi di energia siano stati di 162,7 milioni di Tep (vale a dire, Tonnellata Equivalente di Petrolio, corrispondente alla quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo; vale circa 42 GJ), in riduzione dello 0,4% rispetto al 2017, sia per il rallentamento dell’economia che per il clima più mite che ha caratterizzato l’anno.
Il gas si conferma pur di poco la prima fonte energetica del Paese, malgrado il calo di domanda di circa il 3% dovuto alla minore richiesta nella produzione termoelettrica, dovuta al venire meno di alcuni eventi eccezionali che avevano caratterizzato il 2017 (scarsa produzione idroelettrica e ridotte importazioni di energia elettrica).
La richiesta di petrolio, stimata sui 58,8 milioni di Tep, cresce invece dell'1,2% rispetto al 2017, contribuendo per oltre il 36% al soddisfacimento della domanda di energia.
Forte calo per i combustibili solidi (-12%), recuperano le importazioni nette di energia elettrica (+19%) e prosegue la crescita delle rinnovabili, anche se con andamenti differenziati fra le diverse fonti: idroelettrica (+24%), eolica (+1,9%), fotovoltaico (-5%), geotermoelettrica (-1,9%).
La fattura energetica si stima per il 2018 sui 40,2 miliardi di euro, in crescita di circa 5,5 miliardi rispetto al 2017, valore comunque inferiore di circa 25 miliardi (-38%) rispetto al picco del 2012; il peso sul Pil nel 2018 dovrebbe attestarsi al 2,3% rispetto al 2% dello scorso anno.
Nel 2018 sono in calo del 4,7% le importazioni di greggio (51,9 milioni/tonnellate); l’Azerbaijan si conferma il principale Paese fornitore (19%), seguito da Iraq (13,9%) e Iran (11,6%); il Medio Oriente è la prima area di provenienza con un peso di circa il 39%; in totale, l’Italia ha importato 69 tipi di greggio da 24 Paesi diversi.
La produzione nazionale di greggio si stima intorno ai 4,8 milioni di tonnellate, con un incremento di 600.000 tonnellate, pari al +15% rispetto al 2017 (+27% sul 2016, quando si ebbe il minimo storico), e un risparmio in termini di fattura petrolifera di quasi 2 miliardi di euro.
In aumento le importazioni di prodotti finiti, per 16,4 milioni/tonnellate (+2,7%), di cui circa il 73% rappresentate da gasoli, carboturbo, GPL; in diminuzione le esportazioni, stimate a 30,2 milioni/tonnellate (-5,8%); il controvalore in termini di bilancia commerciale sarà di circa 14 miliardi di euro.
In riduzione le lavorazioni del sistema di raffinazione che, tra greggio e semilavorati, si stimano a 70,8 milioni/tonnellate (-3,7% rispetto al 2017), con un tasso di utilizzo degli impianti sceso all’82,8%.
In riferimento alle bioraffinerie italiane, si rileva che nel 2018 l’impianto di Porto Marghera ha prodotto in totale 300.000 tonnellate di biocarburanti, il 13% in più rispetto allo scorso anno.
Il costo del barile di greggio importato in Italia nel 2018 è cresciuto di circa 18 dollari/barile (+33,4%), che si traduce in un aumento reale di 13 euro/barile (+27,7%) per il rafforzamento del cambio euro/dollaro (+4,5%).
La fattura petrolifera netta stimata per il 2018 è di 21 miliardi di euro, circa 3,5 in più dello scorso anno, ma inferiore di quasi 13 miliardi rispetto al 2012; il peso sul Pil della fattura petrolifera è stato pari all’1,2% rispetto all’1% dello scorso anno.
Nel 2018 i consumi petroliferi italiani si stimano intorno ai 60,4 milioni/tonnellate, +1,2% rispetto al 2017: tra i carburanti, aumenta lievemente soltanto il gasolio autotrazione (+0,8%), mentre scendono sia benzina (-2,4%) che GPL (-0,8%). In lieve flessione i prodotti distribuiti sulla rete (-0,4%).
In aumento il fabbisogno della petrolchimica (+12,2%) e del carboturbo (+8%) che ha continuato a risentire degli effetti positivi dei flussi turistici diretti verso il nostro Paese (+6,7%); positivi (+2,1%) anche i bunker, gli oli combustibili utilizzati per la locomozione delle grandi navi; in ripresa, infine, la richiesta di bitumi (+2,2%).